Risuonava il rumore del martello che batte sull’incudine, con cadenza regolare e minuziosa, mano di grandi esperti forgiatori, all’interno del complesso di caverne minerarie che conducevano alle Sale di Thorin.
Le miniere d’argento erano state scoperte da ormai diverse generazioni ma i nani, come sempre, desideravano ben di più e ben presto avrebbero dovuto spostarsi per la Terra di Mezzo alla ricerca di leghe ben migliori, con le quali forgiare l’indistruttibile Mithril per le loro armi ed armature.
All’interno delle miniere vi era una gerarchia precisa e soltanto ad alcuni Clan di nani, famiglie storiche delle Sale di Thorin, era permesso l’accesso tramite missiva dello stesso reggente della comunità, il sovrintendente Dwalin: una di queste strampalate ed avide famiglie erano i Minestealer, nome alquanto caratteristico, ed il loro Clan comprendeva ben cinquanta individui, tra parenti ed amici le cui famiglie erano state massacrate dagli orchi ed avevano deciso di entrare sotto l’ala protettiva del Clan.
In quel preciso momento dieci di loro erano dislocati in una zona precisa delle miniere e stavano estraendo più argento possibile, gettando dentro la carretta dei rifiuti tutti quei materiali grezzi e di scarso valore che non sarebbero stati lavorati.
Una canzone caratteristica dei nani risuonava nell’aria al ritmico cadere dei colpi, di cui era un nano in particolare a guidare la fila: Galrod, detto Braccio d’Acciaio, il reggente del Clan.
Per quanto Galrod fosse un nano ormai di avanzata età si recava regolarmente nelle miniere per aiutare i membri del suo Clan e per quanto la sua forza venisse sempre meno, era indiscussamente il miglior minatore e guerriero di tutto il Clan tanto che recentemente aveva persino ricevuto una nomina particolare da Dwalin in persona.
<<Avanti donnicciole avanti!!!
Fino a che non vedrò schizzarvi gli occhi fuori dalle orbite non torneremo a casa!!>>, incitava Galrod voltandosi regolarmente per controllare che i suoi nani fossero “sfiaccati” al punto giusto ed ogni volta, quando ne trovava conferma, si lasciava sfuggire un ghigno divertito.
Alle sue parole i nani, riacquistando nuovo “magico” vigore, riprendevano a battere la roccia con i loro picconi, con sempre maggior forza, fin quando, alcuni minuti dopo, non tornavano ad ansimare ormai del tutto fiacchi e prossimi al cedimento.
Quelle miniere erano state un tempo infestate da un grande Troll delle profondità a cui gli stessi nani si erano opposti senza alcun risultato ma bastò il veloce intervento dello Stregone Gandalf, che in quei giorni si trovava ospite presso la corte di Dwalin, per risolvere la questione nel miglior modo possibile e senza ingenti perdite.
Adesso del Troll, pietrificato dalla luce del sole proveniente da un piccolo foro sulla sommità del soffitto a volta della caverna, non rimaneva che la statua in mezzo alla stanza ed erano molti i nani a lanciargli grida di scherno e sorridere della sua malaugurata sorte ogni volta che vi passavano in prossimità.
Galrod avrebbe voluto liberare il Troll dalla sua prigione di pietra, impugnare la sua ascia e spaccargli la testa ma lasciò che la sua mente venisse liberata da tali fantasticherie e tornò al proprio lavoro, sempre controllando che i suoi nani continuassero il proprio instancabile mestiere.
Un sonoro tonfo richiamò l’attenzione di tutti i presenti, che da subito si voltarono verso l’ala Est della miniera per vedere che cosa fosse successo, anche se le loro idee erano ormai decisamente chiare da tempo.
Un grugnito ed uno sbuffo del loro capo Galrod confermò le loro esatte supposizioni e furono in molti a lasciarsi sfuggire una risata di scherno.
Il nano Lawlin, figlio più giovane del reggente del Clan, era appena caduto per terra sfiacccato lasciando del tutto andare il proprio piccone che risultava ammaccato in alcune sue parti ed ormai del tutto inutilizzabile.
Lawlin, un nano dal fisico atletico ma forse un po troppo asciutto per un membro della sua razza, si era da sempre dimostrato un pessimo minatore, allontanato dall’attività storica del Clan da una passione che ben pochi di loro condividevano: egli aveva il reale spirito dell’avventuriero e del guerriero di prima linea ed avrebbe preferito trovarsi sul campo di battaglia contro un esercito di sudici orchi invece di rimanere giorno e notte dentro quelle anguste miniere.
Per quanto Galrod avesse fatto il possibile per addestrarlo nelle tecniche base di combattimento e di come indossare regolarmente un’armatura pesante nanica, facendolo spaccare la roccia giorno e notte al fine di temprargli il fisico e le ossa, Lawlin non era avvezzo a certi tipi di lavori e regolarmente crollava al suolo, sfiaccato o soltanto per demotivare il padre.
Galrod però non si faceva certo intimorire da azioni del genere ed il suo cuore non si sarebbe mai intenerito, tantomeno con un membro della propria importante famiglia.
Fù quando Lawlin si sentì prendere per la collottola e tirare su di peso che capì che era arrivato il momento di rimettersi al lavoro e che suo padre stava andando su tutte le furie.
<<Piantala fratello o prima o poi nostro padre ti manderà a spazzare e lucidare i pavimenti delle Sale di Thorin, te lo ha promesso!>> furono le parole del fratello maggiore Galarin che come sempre, per amore del fratello, stava subito accanto di lui nella fila dei lavori onde evitare che il fratello prendesse una bella strigliata.
Galrod stava arrivando a passo spedito con una velocità tale che in battaglia avrebbe potuto travolgere un orco senza nessun problema.
<<Che diamine sta succedendo qui ingrati?>> chiese fulminando i due fratelli con i suoi occhi arrossati dalla polvere.
Galarin, nascondendo il suo piccone ed impugnando quello del fratello ormai del tutto fracassato, fece un passo avanti fingendo di essere sfiaccato e prossimo al crollo.
<<Perdonami padre ma sono crollato al suolo per la stanchezza.
Prometto che non succederà più>> disse frapponendosi tra Lawlin e Galrod e fingendo di essere realmente spossato dal duro lavoro.
Gli occhi del capo si iniettarono di sangue e molti malvagi pensieri passarono nella mente del nano che si trovava adesso a fronteggiare il figlio maggiore, onore del proprio Clan, maestro minatore delle Sale di Thorin, che adesso stava quasi chiedendo pietà per la dura giornata lavorativa.
<<Torna al tuo lavoro!>> furono le uniche parole di risposta di un padre al proprio figlio, prima che girasse i tacchi per tornare al proprio posto.
Galarin aveva letto la disperazione e lo sconforto negli occhi del padre e ne era rimasto oltremodo ferito, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere il fratello da una strigliata in piena regola, che non avrebbe fatto altro che abbattere ancor di più il suo orgoglio.
Avvicinandosi ad una carretta il fratello maggiore raccolse un nuovo piccone e tornò al proprio lavoro, senza guardare Lawlin in faccia per non essere scoperto dal resto della comitiva che nel frattempo aveva ripreso a cantare e minare.
<<Grazie fratello mio, ti devo un favore…>> esclamò sottovoce Lawlin.
La risposta di Galarin giunse immediata e scontrosa come sempre: dopotutto aveva appreso bene dal padre.
<<Non ringraziarmi donnicciola, tutto questo non durerà in eterno te l’assicuro!>> concluse Galarin sbuffando sottovoce.
I duri lavori continuarono fino al calar del sole e quando giunsero infine le tenebre ed il gelo notturno dell’Ered Luin, i nani uscirono dalla miniera, picconi in spalla e con le loro carrette, cariche di argento e materiali più grezzi, tornarono all’interno delle Sale di Thorin per forgiare nuovi resistenti lingotti, da vendere il giorno successivo al mercato.
Una giornata di lavoro in miniera era appena finita ed una notte nelle forge li attendeva inesorabili, come un nero corvo che volteggia sopra il campo di battaglia attendendo soltanto il momento giusto per scendere in picchiata e fare banchetto delle loro carni.
Il Clan dei Minestealer non conosceva la stanchezza e la sconfitta, questo era un pensiero che andava ben oltre l’ormai ben noto onore nanico.